Il tuo lavoro ruota spesso intorno alla manipolazione e alla trasformazione di un oggetto specifico: il cucchiaio. Cosa ti incuriosisce di questo oggetto? 

Trovo che il cucchiaio sia uno degli oggetti più semplici, più comuni e allo stesso tempo più belli che gli esseri umani utilizzano quasi quotidianamente. I cucchiai ci aiutano a nutrirci per tutta la vita, prima dalla mano degli altri, poi da noi stessi e infine, ancora una volta, dagli altri.  Cucchiamo con i nostri innamorati al riparo dalle tenebre.  Mettiamo lo zucchero nel tè o nel caffè, mettiamo le medicine in bocca a chi ci sta a cuore.  Il cucchiaio è generoso e nutriente, un'estensione del nostro palmo a coppa. 

Cosa ti ha portata all'idea di deformare oggetti esistenti per creare forme nuove ed evocative nelle tue opere? Potresti condividere il processo di pensiero e l'ispirazione alla base della sua decisione di esplorare questo approccio trasformativo?

Sono attratto da oggetti umili che condividono un background di utilità e design funzionale e che risiedono solidamente nella sfera domestica. Poiché questi oggetti sono così familiari, qualsiasi interruzione del loro design diventa un punto focale per un'interrogazione più profonda.  Cerco di ampliare i presupposti abituali della funzione e dell'uso, amplificando o modificando le qualità che ne definiscono l'utilità.  Questi risultati inaspettati e incongrui mi permettono di esplorare le possibilità metaforiche e poetiche che questi oggetti possono contenere.

Il tema della condivisione a tavola è molto intimo e personale: è un momento in cui le nostre difese si abbassano e siamo più propensi ad accogliere l'Altro. Puoi parlarci della tua visione della ritualità della tavola? Come si collega alla tua pratica?

La tavola può essere tante cose: un luogo di incontro e di condivisione, un luogo in cui ci uniamo agli altri per sostenerci e nutrirci, sia in spazi privati che pubblici. Anche il cucchiaio è sia intimo che pubblico, essendo sia nel corpo che del corpo.  Mentre i rituali per servire e mangiare possono variare molto, l'esperienza condivisa di unirsi per spezzare il pane trascende queste differenze.  Nella mia pratica, trovo che l'intimità dello studio sia molto importante, ma fa anche parte di un lignaggio condiviso dell'artigianato e del processo di produzione. Impegnandomi in queste pratiche artigianali tradizionali, mi unisco agli altri per usare e condividere le mie conoscenze, prendendo quindi il mio posto a tavola.

Durante la 5VIE Design Week 2023, nell'ambito della mostra collettiva "Prendete e Mangiate", hai presentato una serie di opere d'arte a forma di cucchiai scultorei. Puoi spiegare il significato o il messaggio che intendevi trasmettere attraverso queste creazioni?

Nel mio lavoro tendo a esplorare temi che possono essere molto personali e che non sempre sono ovvi.  Per esempio, questo particolare corpo di lavori è ispirato dalle spinte e dalle emozioni di avere una figlia adolescente che si sta espandendo e sta trovando la sua strada.  Sebbene questa serie sia nata come mia personale interpretazione di questi temi, credo che il lavoro parli di idee più ampie riguardanti le connessioni emotive, la famiglia e le relazioni in generale.