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Esistono ancora luoghi veramente selvaggi? Luoghi sconfinati, isolati, elementari, splendidi e feroci, che seguono leggi e ritmi propri, incuranti della presenza umana? E se mai sopravvivono, dove cercarli? Dopo aver fantasticato fin da bambino sui luoghi selvaggi del cinema e della letteratura, Niccolò Aiazzi, fotografo e appassionato alpinista, intraprende una serie di spedizioni alla ricerca della natura selvaggia ancora presente in Africa, negli Stati Uniti, in America Latina, in Nuova Zelanda, ma anche in Europa e in Italia.
E quella che traccia è una mappa che luogo dopo luogo – dalla California al Kilimanjaro, dallo hielo patagonico alle Alpi - si trasforma attraverso la sua macchina fotografica in un vero e proprio percorso di formazione, scandito da incontri, traguardi e a volte qualche cambiamento inaspettato di rotta. Seguendo talvolta le orme e ispirandosi ai grandi maestri dell'arte e della letteratura dell'Ottocento e del primo Novecento, dei grandi «narratori» dell'incanto della natura (da Friedrick a Segantini, da Tolstoj a Jack London, da Hemigway a Krakauer), si avventura in prima persona e traccia un nuovo itinerario fotografico personale e profondo, in territori di ghiaccio, di terra, di pietra, di legno di acqua e di neve, che scopriamo con lui straordinariamente vivi, sconosciuti e carichi di poesia.
Niccolò Aiazzi impara che la natura selvaggia riposa sulle vette estreme come nei boschi dimenticati che costeggiano le mulattiere o tra le colline inselvatichite delle nostre campagne; che il selvaggio è un regno complesso e alle volte terribile, in cui l'uomo è un ospite che dovrebbe entrare "in punta di piedi", con timore misto a deferenza. E tuttavia l'uomo ne è irrimediabilmente attratto e indissolubilmente legato. Perché ogni minimo aspetto di questi luoghi svela corrispondenze segrete tra l'esterno e l'interno, tra l'anima del mondo e il mondo dell'anima.
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