Palmalisa Zantedeschi si definisce una “creativa del marmo”. Veronese proveniente da quattro generazioni di scalpellini e scultori vive vicino al Lago di Garda, a pochi passi dall’atelier in cui crea e lavora il marmo e le pietre.
Lavorare la pietra è un mestiere di famiglia, fin da bambina Palmalisa inizia a sperimentarne la bellezza. Da artigiana (e da imprenditrice), sviluppa progetti per l’Architettura e di Design, utilizzando la materia prima come prodotto per realizzare pavimenti, rivestimenti, arredi e oggetti. Tutti i giorni osserva i materiali che arrivano da ogni parte del Pianeta a Verona, uno dei più importanti centri di raccolta di materiali lapidei; viaggia nel mondo alla ricerca di nuove cave, seleziona blocchi e lastre che propone agli Architetti più sensibili alla materia, sviluppando progetti personalizzati e sartoriali.
Queste continue osservazioni, lavorazioni, sperimentazioni, conducono Palmalisa ad una scoperta: ogni frammento di materia ha una vita intrinseca che si manifesta attraverso apparenti casualità di colori, proporzioni, dimensioni.
Palmalisa inizia così ad osservare la materia con una sensibilità nuova che la accompagna verso percorsi inediti, quello dei collectible objects e quello artistico, che vivono oggi in armonia con i progetti per l’Architettura.
La prima ricerca che Palmalisa avvia è sempre sui materiali (in continuità con l’essere un’artigiana e un’imprenditrice per il Design e l’Architettura), la seconda invece, che è ciò che l’ha portata a una visione più artistica che oggi ha della materia, è sulla lavorazione, che Palmalisa identifica nel gesto fisico della sottrazione, del ridurre all’essenza.
La pietra non è solo bella, ma è eclettica, si trasforma attraverso le lavorazioni rivelando i suoi multipli aspetti. Può diventare materia ruvida, solida, morbida, leggera, poetica. Palmalisa intuisce che è materia viva.
È da questa scoperta, dallo stupore e dalla meraviglia, che nascono gli oggetti da collezione e le opere litiche.