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  • Redazione 5VIE 
    05 June 2020 alle 16:21

    Un murales per cambiare il mondo

    L’opera dello street artist Jorit ci invita a fermarci, respirare, e riflettere

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    “L'umanità deve porre fine alla guerra, o la guerra porrà fine all'umanità” [John Fitzgerald Kennedy]

    Cosa sta succedendo? Da Hong Kong a Washington sembra che il mondo stia impazzendo. George Floyd viene trucidato mentre, negli stessi giorni, la libertà dei cittadini della metropoli cinese viene repressa in maniera brutale. 

    Il Coronavirus squassa tutte le nazioni creando rischi di crolli economici e reazioni sociali senza precedenti. Sembra che il mondo affondi sempre più velocemente verso situazioni estreme, completamente dimentico degli errori commessi in precedenza. Libertà di pensiero, rispetto per chi è diverso da noi, salute personale, prospettive per le nuove generazioni e per il futuro sembra che tutto venga messo in discussione in maniera sempre più violenta ed inconsapevole mentre il caos avvolge le menti di ognuno di noi. 

    Forse fermarsi un attimo a riflettere è necessario e l’arte ci può aiutare in questa operazione. 

    Fermiamoci allora per pochi istanti ad osservare l’opera di Jorit, lo street artist italo-olandese, famoso per i ritratti di Che Guevara e Maradona, della bimba rom Ael e di Martin Luther, che ha dedicato un murale a George Floyd, l’afroamericano la cui uccisione per mano della polizia di Minneapolis sta mettendo a ferro e fuoco l’America. L’opera, di due metri per cinque e realizzata su un tetto del quartiere Barra a Napoli Est, vede Floyd ritratto frontalmente con delle lacrime rosse che gli solcano il viso, così da indicare nell’idea dell’artista l’appartenenza ad un’unica umana tribù, al posto dei caratteristici segni tribali che costituiscono la “firma” riconoscibile di Jorit. Al suo fianco altri personaggi iconici: Martin Luther King, Malcom X, Lenin e Angela Davis. Il messaggio è posto in calce all’opera dall’artista stesso, “E’ tempo di cambiare il mondo”. 

    L’ artista chiarisce ancora una volta la valenza sociale della propria arte, citando King: “Una rivolta è in fondo il linguaggio di chi non viene ascoltato”. Cambiare il mondo quindi, prima che sia troppo tardi. Fermarsi a riflettere per qualche istante così da comprendere quanto sta accadendo. Trarre un profondo respiro e scegliere. 

    “Per favore, per favore, non riesco a respirare. Per favore amico, per favore… Non posso respirare. Non posso respirare… Per favore, non riesco a respirare, agente… Non riesco a respirare… Non uccidetemi, vi prego!” 

    Queste sono state le ultime parole di George Floyd e sono parole che in questo momento dobbiamo sentire nostre perché quel respiro, il respiro di George Floyd, non divenga l’ultimo respiro anche di questa nostra sofferente umanità.

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