• distretto
  • eventi
  • contatti
  • servizi
  • 5vie
    • chi siamo
    • press
    • blog
  • eng
  • Redazione 5VIE 
    28 May 2020 alle 11:29

    Arte e Moda: ibridazione, crossover, performance

    Un dialogo con Eleonora Angiolini sul rapporto contemporaneo tra Arte e Moda

    • twitter
      mail

    La “love story” tra arte e moda ha lungo corso, e probabilmente esiste da quando esistono l’arte e la moda stessi.

    Tuttavia immaginiamo che i semi di questa stretta relazione, per come la conosciamo oggi, siano stati piantati agli inizi del secolo scorso, con il primo abito simultaneo di Sonya Delaunay nel 1913 - quasi un quarto di secolo prima dell’iconico abito-aragosta di Elsa Schiaparelli e Salvador Dalì.

    Nello stesso periodo (sono gli anni delle avanguardie, in cui il moderno avanza inarrestabile) i ballerini di Diaghilev mettono in scena i Balletti Russi con costumi disegnati da nomi di spicco della scena parigina, come Pablo Picasso nel 1917, Henri Matisse nel 1920, e Giorgio De Chirico nel 1929.

    Scenografie e costumi di Pablo Picasso per Parade, 1917 - immagine via Wikimedia Commons.

    Questi ultimi esempi si allontanano un po’ dalla sfera della moda in senso stretto, perché non si tratta di abiti disegnati per l’uso di tutti i giorni, ma ci avvicinano ad un’altra sfera: quella della performance, un terzo elemento senza cui la relazione tra arte e moda non sarebbe così fertile.

    Le sfilate di oggi, dopotutto, cosa sono se non atti performativi, in cui vengono messi in scena una rappresentazione del mondo, una visione, un sistema di valori, legati all’idea dello stilista?

    Arte, Moda e Performance sono dunque i tre poli attorno a cui svilupperemo questo dialogo insieme a Eleonora Angiolini, co-fondatrice e curatrice di Contemporary Attitude.

    L’ibridazione tra ambiti diversi, la contaminazione tra linguaggi, sono una cifra dell’epoca in cui viviamo. Pensiamo alle recenti collaborazioni di Louis Vuitton con le art-star Jeff Koons e Takashi Murakami, o di Alexander Mc Queen con Damien Hirst, per citarne solo alcune molto note. Queste operazioni importano immagini (immaginari) e linguaggi dell’arte dentro alla sfera della moda. Possiamo invece citare qualche caso in cui l’importazione avviene nel senso opposto - dalla sfera della moda a quella dell’arte?

    Credo che quella che tu definisci “importazione” sia da sempre uno scambio reciproco tra i due mondi, che fa comprendere come in realtà non esista una vera distinzione tra ciò che è arte e ciò che è moda, se non per determinati trend del momento dettati dal mercato.

    Ogni artista che ha lavorato con la tematica del corpo e con materiali tessili ha in qualche modo importato la moda nella sfera dell’arte. E con questo potremo pensare ad abiti legati ad opere performative (Pippa Bacca, Spose in viaggio) o al mondo della musica e di specifiche correnti come il punk e l’hip hop americano (l’iconico giubotto in pelle, la felpa con il cappuccio). 

    Per citare un artista visivo contemporaneo mi viene in mente il recente lancio del marchio di moda S.R. STUDIO. LA. CA. firmato da Sterling Ruby.

    E storicamente non possiamo dimenticare la figura di Jean-Michel Basquiat, emblema del controverso boom del mercato dell’arte della fine degli anni ’80: dipingeva indossando abiti gessati e ha sfilato per Comme des Garcon di Rei Kawakubo (sono gli stessi anni in cui prendono forma le idee di conceptual fashion designers come Martin Margiela, Issey Miyake, Yohji Yamamoto). Nonostante il successo raggiunto, Basquiat era pur sempre un pittore dalla pelle nera, e cosciente che le probabilità di salire su un taxi nella New York degli anni ’80 sarebbero state molto più blande se non avesse indossato un completo Armani mentre alzava il pollice all’insù nelle vie trafficate di Manhattan.

    Jean-Michel Basquiat at Area, New York, 1984, Courtesy Jennifer Goode

    La scollatura tra la sfera dell’arte contemporanea e la “vita reale”, intesa come immaginario pubblico, è un problema che è emerso con particolare intensità soprattutto in questi ultimi mesi (se ne parla in un interessante editoriale di Artribune). Forse l’osmosi con la sfera del fashion può contribuire ad avvicinare l’arte contemporanea alla sensibilità del grande pubblico?

    Credo fermamente che in generale, quando si parla di sensibilizzare il pubblico a qualsiasi ambito, l’incontro di linguaggi possa generare la giusta chiave d’avvicinamento.

    Oggi entrambi i settori (arte e moda) vivono due parallele crisi culturali che potremmo definire “esistenziali”. Le situazioni generate dal Covid hanno solo reso più evidenti criticità che erano presenti in entrambe le industrie già da tempo.

    In questi ultimi mesi in cui produrre contenuti web differenziati era una necessità utile al rafforzamento delle community di riferimento, si è creata una sinergia ancora più forte tra arte e moda (mi riferisco ad operazioni di comunicazione come la selezione di film di Hedi Slimane su MUBI, o la serie CHLOE Voices dedicata ad artisti ospitati sulla pagina instagram del marchio di moda). Tutti atteggiamenti indicativi di una forte empatia tra due settori che, seppur in modo diverso, rappresentano a livello filosofico e di mercato “food for the souls”. 

    Per parlare di interlocutori invece, a livello nostrano, penso sia difficile immaginare una formula che possa realmente sensibilizzare “il grande pubblico” senza un reale supporto istituzionale alla cultura; un tema che va ben oltre gli orientamenti di partito e affonda in un sistema con uno scarso radicamento di cultural policies.

    L’abito è lo strumento con cui performiamo le nostre relazioni con le persone e col mondo. Tra i primi progetti che sono stati inseriti nell’archivio di Contemporary Attitude,insieme alle opere indossabili di Julie Monot e Martina Camani, ci sono i progetti di Francesca Marconi. Ce ne vuoi parlare?

    Qualche settimana fa durante il lockdown parlavo al telefono con Francesca, che mi diceva: “In questi giorni avrei voglia di indossare il cactus (uno degli abiti ndr) ed andare a fare la spesa”. L’atto performativo è intrinseco alla progettualità de “la forma dei corpi”. L’idea di Francesca Marconi nasce in occasione di un progetto molto più articolato  miAbito, ideato da Fondazione Wurmkos onlus, che ha visto coinvolti diversi nomi dell’arte contemporanea nella realizzazione di abiti/sculture.

    Mi interessava l’estetica tautologica della partecipazione e del contatto con il mondo circostante come soggetto dell’opera di Francesca, per questo la nuova sezione archivio è stata inizialmente introdotta proprio con il suo lavoro. Eravamo fermi da qualche settimana per via del congelamento/Covid, e non mi sembrava ci fosse niente di più contemporaneo della progettualità partecipativa di Internazionale Corazon e de “La forma dei corpi” per poter parlare di nuovo di abito d’artista.

    Francesca Marconi, Cactus, 2019 - courtesy the artist

    Sei tra i fondatori di Contemporary Attitude, un progetto cross-mediale che riflette proprio sul rapporto tra arte e moda. Come è nata l’idea e come ha poi preso forma?

    Contemporary Attitude risponde in primo luogo ad una esigenza di espansione del mercato dell’arte. Abbiamo infatti iniziato a lavorare da subito con nomi più e meno affermati del nostro network di artisti, e con l’idea di comunicare e dialogare con il nostro pubblico prevalentemente online, in un’ottica di sostenibilità e trasparenza del progetto. Le dinamiche di funzionamento di Contemporary Attitude sono per molti aspetti vicine a quelle di una galleria, che opera prevalentemente online facendo dei pit-stop in luoghi fisici (per ora siamo stati a Parigi ospiti di Private Choice con l’abito del duo LU.PA, abbiamo curato una performance di Sanjeshka, di cui a breve presenteremo anche un solo show presso l’iconico artist run space Edicola Radetzky, a Milano, il 2 giugno, seguito da una personale di Rashid Uri che inaugurerà il 16 giugno nello stesso spazio).

    Con la crescita della ricerca tra arte e moda e del nucleo operativo dietro Contemporary Attitude, anche il nostro sito web ha preso una nuova forma, assumendo sempre più l’aspetto di una piattaforma articolata dove poter acquistare capi d’abbigliamento al limite con oggetti scultorei ed opere d’arte indossabili, insieme alla consultazione di un archivio online che vuole tracciare l’evoluzione dell’abito d’artista e le sue diverse declinazioni, con una selezione attenta e approfondita di nomi internazionali. 

    È tutto un workinprogress, e ci piace presentarlo così perché chi ci conosce sa che avrà modo di fruire Contemporary Attitude in maniera continuativa e sempre diversa. 

    immagine: Julie Monot, Boca, 2018 via Contemporary Attitude - image courtesy of the artist


  • Blog list >

SUCCESSFULLY UPDATED
close

Login

Forgot password? click here

not registered yet? click here!

close

Join

 I agree with privacy policy *
 I agree with terms of use *
close

Modify profile

close

Forgot password?

Please enter your email.

Cancel
  • Under the patronage

  • In collaboration with

  • Media partners

  • Official sponsor

  • 5VIE ART+DESIGN

    © Associazione 5vie 2018

    Via Montebello, 24 - Milano MI 20123 - Italia

    Telephone: +39 329 0878633 - info@5vie.it

    Privacy

    facebook instagram